"Solo l'autopsia sarà in grado di fare chiarezza- continua- ma sembra che il seno della madre abbia bloccato la respirazione del bambino, essendosi la mamma addormentata. Questa è una delle cause che, fortunatamente, sono estremamente rare ma che, purtroppo, ancora accadono".
"Poi- prosegue Orfeo- c'è il problema dell'evento che si è verificato che, purtroppo, rientra nell'ambito di eventi che conosciamo e che passano sotto il nome di 'Collasso post natale', il 'Sudden unespected postnatal collapse', noto come 'Supc', evento inaspettato e improvviso che può provocare anche la morte del bambino e che ha una frequenza di circa uno ogni diecimila nati, quindi davvero molto rara".
"Per noi è assolutamente fondamentale difendere il percorso di 'rooming in'- sottolinea il presidente della Sin- ovvero la possibilità che in tutti i punti nascita i bambini e le mamme stiamo assieme 24 ore su 24: si tratta di una indicazione di tutte le società internazionali e dell'Organizzazione mondiale della sanità, fondamentali per la promozione dell'allattamento al seno. Il nostro timore, al di là della tragedia avvenuta, è che questo evento possa in qualche modo modificare routine assistenziali consolidate come le migliori possibili".
"La tragedia- ricorda inoltre- è avvenuta nonostante la tecnica del 'rooming in' sia in qualche modo controllata: il personale non può certo verificare ogni cinque minuti ma in genere ci sono protocolli di reparto che prevedono controlli a scadenza di tempo proprio per valutare come la mamma stia gestendo il proprio bambino".
"Naturalmente- dice ancora- a monte ci dovrebbe essere una preparazione della madre e degli operatori a rendersi conto se la mamma è in grado di provvedere immediatamente al proprio bambino. La tragedia, tra l'altro, è accaduta nella terza giornata, nelle prime due la mamma aveva tenuto il bimbo senza problemi.
Purtroppo questa volta si è addormentata e questa, forse, potrebbe essere stata la causa iniziale di tutto quello che è poi accaduto".
"Come Servizio sanitario nazionale- tiene a precisare il presidente della Società Italiana di Neonatologia- l'Italia è tra i Paesi che mantengono in ospedale per più tempo i bambini e le mamme. Ad esempio, in Inghilterra mamma e figlio vengono mandati a casa dopo 6 ore, perchè una donna che ha partorito e un neonato sano possono andare a casa anche immediatamente. Noi, invece, continuiamo a controllare il bimbo per almeno 48 ma anche per 72 ore, anche se è evidente che il piccolo è affidato alle cure della madre, che è assolutamente in grado di gestire il proprio figlio".
"D'altronde- afferma inoltre- nel caso specifico, il bambino deceduto al Pertini era stato sottoposto meno di un'ora prima a un prelievo per la bilirubina, dunque il personale lo aveva visitato da poco. I controlli sono molto frequenti nelle prime due ore di vita del bambino, quando il rischio di questi episodi è molto alto, mentre diventano meno frequenti ogni 3-6 ore, perchè il rischio è estremamente basso".
Intanto il padre del neonato morto accusa il nosocomio romano di aver lasciata sola per ore la moglie e di averla ignorata dopo il parto. "I tempi però non tornano- afferma Orfeo- l'uomo parla di 17 ore di travaglio che, però, è avvenuto tre giorni prima.
Sicuramente le partorienti sono molto stanche, anche dopo un taglio cesareo, e devono essere aiutate a riuscire a coordinare il proprio riposo con quello del bambino. Però, l'elemento fondamentale è che tutte le linee guida internazionali ci dicono che per promuovere un adeguato allattamento al seno è assolutamente necessario che il bambino stia con la mamma 24 ore su 24, dal primo momento della nascita, la cosiddetta 'separazione zero', parola d'ordine della neonatologia".
"Se infatti- conclude- separiamo il bambino, ecco che il piccolo non potrà attaccarsi al seno della madre e sarà alimentato con latte artificiale, tutto il contrario delle nuove linee guida per una corretta alimentazione del bambino, che prevedono il contatto pelle a pelle in sala parto per almeno due ore, il cosiddetto 'skin to skin', il 'rooming in' e le politiche di sostegno all'allattamento. È evidente che tutto questo va fatto in sicurezza".
(Red/ Dire)
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